Vasco
Buonpensiere:
L'Esploratore

La “fissa” per gli Explorer Vessel e l’idea di un cantiere basato su questa filosofia. Il manager bolognese racconta la scalata del Cantiere delle Marche. Prima in Francia e poi in Italia: la carriera di Vasco Buonpensiere, Sales & Marketing Director del Cantiere delle Marche, è nata in Costa Azzurra come yacht broker, è proseguita collaborando alla creazione della Naumachos Line di Explorer Yachts e poi si è sviluppata tornando in patria come Sales Director di Custom Line e CRN e successivamente come Brand Manager di CRN.

«Dal 2004 al 2010, insieme al mio team - racconta Buonpensiere - ho venduto una cinquantina di yacht tra 30 e 80 metri di lunghezza. Poi in quell’anno mi sono lanciato in questa nuova avventura, sempre basata sulla mia passione per gli Explorer Vessel. I più teneri ci davano per matti. Quasi tutti erano scioccati».

E invece...

Il riscontro ottenuto dal primo esemplare di Darwin 86, i due vari del 2012, i sette ordini acquisiti in soli 18 mesi di attività e altre due lettere d’intenti hanno dimostrato che si trattava semmai di lucida follia! In cantiere pensiamo però non sia tanto un successo commerciale ma frutto di una qualità generale eccellente che nasce dal mix tra la passione di chi lavora con noi e un’ineccepibile affidabilità dei processi costruttivi. Ora avete in costruzione un Darwin 96, sempre firmato da Sergio Cutolo. Verrà consegnato all’armatore nella prossima primavera. Molto simile per linee e concetti all’86 ma il potersi svincolare dal limite dei 24 metri di lunghezza ha liberato la mano del designer. Oltre a una motorizzazione più potente, si caratterizza per una bellissima sky lounge open space sull’upper deck.

A fianco della linea Darwin, avete deciso di realizzarne una in collaborazione con Nauta Yachts. Il motivo?
Ci sono molti armatori interessati agli Explorer che non si decidono perchè vedono forme e linee ancora troppo legate al mondo delle navi commerciali e da lavoro. Con l’aiuto dello studio di Mario Pedol vogliamo unire l’eleganza alla sostanza in una linea di modelli denominata Nauta Air (lunghi 80, 96 e 115 piedi, ndr) dove la parte tecnica è quella della linea Darwin ma il design è più raffinato e i layout più articolati.

Voi costruite dislocanti e semidislocanti in acciaio e alluminio, yacht di gran moda. Scelta strategica o filosofica?
Entrambe. Il management del cantiere proviene dal mondo delle navi in acciaio dislocanti, quindi era scontato che la nuova iniziativa partisse con questo DNA. Poi abbiamo ragionato sulle dimensioni e scoperto che c’era un gap per gli yacht in metallo tra 24 e 40 metridi lunghezza. Da qui la volontà di diventare un vero player a livello internazionale.

Come sono i vostri armatori?
Provengono totalmente dal mondo planante e dalle barche in vetroresina. Sono tutti attratti dalla costruzione in metallo, dai grandi volumi e dalla possibilità di trasformare la loro normale vita a bordo - limitata dalle dimensioni - in “qualcosa” di più comodo, duraturo, da utilizzare indipendentemente dalle condizioni meteo. La cosa che sorprende di più? Che si possa fare navigando tutto quello che prima si faceva solo in rada

Che cosa la rende più orgoglioso?
Sicuramente lo staff del cantiere: è grazie alle persone che lo compongono se siamo diventati in così poco tempo un riferimento per il mercato, ricevendo un sacco di elogi anche dall’estero. Mi piace citare quel surveyor inglese che recentemente mi ha detto “La vostra forza è che conoscere un solo modo per costruire le barche: benissimo e senza compromessi”. Un bellissimo complimento, no?

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